sabato 31 maggio 2008

Il nuovo presidente di AC


di Gianpiero Tetta


La nomina di Franco Miano a presidente nazionale della più popolare associazione cattolica italiana non è una sorpresa, ma è allo stesso tempo una buona notizia. Già in assemblea nazionale il suo nome era tra i più accreditati per il dopo Alici, ma proprio per le sue caratteristiche e la sua composita esperienza associativa, nonché per il naturale risvolto che la sua nomina comporta, vi era grande attesa nella indicazione dei vescovi.
Miano è un uomo del sud, espressione dell’associazione campana (diocesi di Nola) che negli ultimi anni, specie per il settore adulti, ha dato un contributo significativo alle esperienze ed alle iniziative nazionali. E’ un docente universitario (ordinario di filosofia morale all’Università Tor Vergata di Roma) che ha saputo coniugare la dimensione teorica e di studio delle problematiche sociali con una partecipazione costante, attiva e aperta ad iniziative e progetti che hanno coinvolto in maniera diretta e concreta gli ambienti cattolici.
La sua esperienza associativa lo ha visto tra l’altro consigliere nazionale del MEIC e direttore dell’Istituto Vittorio Bachelet per lo studio delle problematiche sociali e politiche e questo consente di comprendere come la sua immagine sia inevitabilmente legata ad una dimensione associativa meno contemplativa e più pragmatica, attenta cioè a suscitare lo studio e l’elaborazione qualificata delle problematiche sociali, avendo cura di non trascurare la dimensione della partecipazione nella città oltre che quella nella parrocchia.
Da lui ci si attende una continuità negli sforzi e nell’attenzione alla trattazione delle problematiche politiche sociali che caratterizzano il Paese, ma ci si attende anche una svolta verso una fase nuova dell’associazione, meno attendista e più presente nella realtà locale. Non bisogna dimenticare che la vera forza dell’AC sta, oltre che nelle persone e nella straordinaria tradizione educativa, nella capillare presenza territoriale che ne fa una linfa inesauribile di testimonianza autentica dei valori e principi etici e morali cristianamente ispirati. Occorre superare quello stile che ha contraddistinto negli ultimi anni l’AC e che è venuto fuori anche in interventi duri prodotti in assemblea: non più un’associazione di laici che si accredita nei salotti buoni e ha il timore di confliggere con il potere politico, economico ed ecclesiastico, che ha prodotto solamente il consolidamento di posizione di potere dei suoi capi, ma finalmente e di nuovo un'associazione che si sforza di leggere il tempo in cui opera e s’impegna a dare una testimonianza autentica alla gente del popolo, ai semplici, agli ultimi, a partire dalla base associativa stessa.
Il tutto senza il timore del confronto con gli altri (associazioni, partiti, non cattolici) ricercando, attraverso l’elaborazione meticolosa e approfondita delle tematiche centrali del nostro tempo, la straordinaria capacità di testimoniare la verità di Cristo nel dialogo con il prossimo.
A questo va aggiunto un cammino formativo che sappia coniugare la dimensione sociale con la spiritualità perché, come ricordava Bachelet, “ogni membro di AC, nell’incitare all’azione sociale, rammenti sempre che la preparazione a questa richiede, per tutte le difficoltà che ci sono, un più sicuro e ricco approfondimento religioso e spirituale”.
L’attenzione che Miano pone al Manifesto al Paese nel suo primo discorso è già un segnale nuovo e di attenzione reale a principi ed elaborazioni da troppo tempo solo decantate. Spero con forza e sono fiducioso che quest’uomo del Sud, semplice ed umano, molto vicino alla nostra regione e alla nostra diocesi (è stato ospite al Convegno sul Bene Comune organizzato dalla diocesi nel febbraio 2007 e conserva uno stretto legame con molti adulti della nostra parrocchia) sarà in grado di guidare in maniera coraggiosa l’AC. Del resto per rinnovare davvero l’AC c’è bisogno dell’impegno di ogni singolo socio, perché ciascuno possa riconoscere in noi cittadini degni del Vangelo.
Augurando al nuovo presidente una guida saggia ed illuminata, chiudo ancora con le parole del presidente per eccellenza (Bachelet): "Che cos’è l’AC? È soprattutto una realtà di cristiani che si conoscono, che si vogliono bene, che lavorano assieme nel nome del Signore… Noi serviamo l’AC perché c’interessa di rendere nella Chiesa il servizio che ci è chiesto per tutti i fratelli… noi dobbiamo guardare al futuro con fiducia e con speranza, consapevoli delle difficoltà esistenti ma anche che se fideremo in Lui le cose volgeranno al Bene. Per costruire ci vuole speranza.”

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